FORME DELLA MUSICA
Forma Strofica:
La forma strofica è la più semplice e la più durevole delle forme musicali, che elabora un brano di musica tramite la ripetizione di una singola sezione formale. Ciò potrebbe essere analizzato come "A A A...". Questo metodo additivo è l'analogo musicale delle stanze ripetute nella poesia, infatti, dove il testo ripete lo stesso schema metrico da una stanza alla successiva, anche la struttura della canzone spesso usa lo stesso, o comunque molto simile, materiale da una stanza alla successiva.
CANONE:
Il canone ha le sue origini in Italia e in Francia, tuttavia il più antico canone conosciuto, Sumer is icumen in, è inglese. Il termine deriva dal greco kanon che indicava una legge o regola (nel medioevo il termine canon designava anche il monocordo, strumento usato per definire teoricamente, con un procedimento geometrico, le altezze dei suoni della scala musicale)
Tipi di canone:
Il canone può essere classificato in base al numero delle voci, all'intervallo al quale ciascuna imitazione successiva è trasposta rispetto all'antecedente, al fatto che le voci siano inverse, retrograde o inverse e retrograde insieme; entrano inoltre in gioco la distanza temporale tra ciascuna voce e il fatto che gli intervalli della seconda voce coincidano con quelli della prima o vengano modificati per obbedire alle esigenze della scala diatonica; infine l'eventuale differenza nel valore delle note tra l'antecedente e le sue imitazioni successive. Nella pratica dell'arte musicale i compositori hanno spesso impiegato anche più di uno dei metodi suddetti simultaneamente.
Altri tipi di canone :
Il tipo più familiare di canone è probabilmente quello perpetuo/infinito (in latino: canon perpetuus). In esso, quando ogni voce del canone arriva al termine, può ricominciare dall'inizio, in una specie di moto perpetuo. Un esempio di canone perpetuo nella musica popolare è dato da "Fra Martino", mentre uno tratto dalla musica colta è dato dal secondo tema del primo movimento della sesta sinfonia di Beethoven. Esistono anche altri tipi di canone, che qui ci limitiamo a menzionare, come quello a spirale, il canone accompagnato, e il canone doppio o triplo
RONDò:
Il rondò (in francese rondeau) è inizialmente una forma musicale vocale di origine francese che si affermò nella musica polifonica del XIII secolo attraverso le composizioni di Adam de la Halle e di Jehan de Lescurel. Fra i vari generi fu questo quello prediletto dai compositori di musica profana che nel XV secolo diverrà più importante della ballata.
Il rondò sarà poi ripreso in forma strumentale e verrà utilizzato, in particolare, nel XVIII secolo e nella prima metà del XIX. Il più delle volte, il rondò venne utilizzato quale brano conclusivo di composizioni di varia natura (dalla sonata per strumento solista fino ai brani orchestrali sinfonici). Sono stati, tuttavia, composti anche dei rondò autonomi come ad esempio:
Wolfgang Amadeus Mozart, Rondò in La minore K 511 per pianoforte,
Wolfgang Amadeus Mozart, Rondò in Re maggiore K 485 per pianoforte,
Felix Mendelssohn-Bartholdy, Rondò brillante in Mi bemolle maggiore per pianoforte ed orchestra op. 29.
TEMA CON VARIAZIONI:
La variazione è ogni riproposizione di un'idea musicale in cui essa subisca modifiche, più o meno profonde, rispetto alla sua forma originaria. Le modifiche possono riguardare qualunque aspetto dell'idea di partenza, come l'armonia, la melodia, l'articolazione del contrappunto, il ritmo, il timbro strumentale, la dinamica e perfino l'organizzazione formale
-La tecnica della variazione può costituire il solo ingrediente formale di un brano, oppure può entrare in gioco all'interno di forme più complesse. Alcune forme di origine barocca, come la passacaglia e la ciaccona, sono esempi di architettura musicale basata in maniera essenziale sulla variazione, sotto forma di riproposizione variata di un ostinato armonico, costituito spesso da un vero e proprio basso ostinato. Possono essere entrambe classificate come forme particolari del tema e variazioni. Un esempio di variazione all'interno di una forma musicale complessa è invece dato dal primo movimento del Concerto solistico classico-romantico, in cui il materiale tematico della prima esposizione orchestrale viene di regola variato dal solista al momento della sua entrata. Più in generale si può dire che tutte le forme musicali che prevedono la ripetizione di alcune sezioni sono state trattate dai grandi compositori facendo largo uso delle tecniche di variazione. È pressoché impossibile, ad esempio, trovare una ripresa tematica in un Allegro di sonata beethoveniano, che sia del tutto letterale, e non contenga sottili o profondi interventi creativi sul materiale iniziale dell'esposizione.
-L'uso della tecnica della variazione risale almeno all'antica Grecia. La musica greca, infatti, certamente impiegava tecniche di variazione, ad esempio nella riproposizione di nomoi arcaici secondo modelli ritmici tipici del periodo classico. La scarsa documentazione esistente sulla musica greca nel suo complesso non ci consente tuttavia di esprimere un giudizio assoluto sul grado di varietà e di frequenza delle tecniche di variazione impiegate.Molto meglio documentato è l'uso della variazione nel canto gregoriano, nel quale essa viene impiegata con grande ricchezza di forme. Nei capitoli fondamentali della salmodia, ad esempio, si passa gradualmente da un testo elementare e sillabico alle complesse fioriture dei responsori e dei graduali. Un'altra tecnica di uso liturgico, diffusa soprattutto nel Duecento e denominata frangere voces, consisteva nella ricca ornamentazione di una melodia che nella sua forma base presentava valori ritmici assai lunghi. Una particolare forma di questo procedimento, molto in voga nella musica rinascimentale, era quella in cui il ritmo base viene successivamente suddiviso in intervalli sempre più brevi. Questa procedura contiene in germe un principio costruttivo che è stato molto spesso associato, in tutte le epoche, al tema e variazioni: quello dell'organizzazione drammatica delle variazioni secondo uno schema che procede dalle più semplici alle più ricche e complicate
FORMA SONATA:
Il termine forma-sonata (anche allegro di sonata o, più di rado in Italia, forma di primo movimento) si riferisce a una particolare organizzazione del materiale musicale all'interno del singolo movimento (generalmente, ma non esclusivamente, il primo) di una sonata, sinfonia (anche d'opera), concerto, quartetto o altro pezzo di musica da camera.
La forma-sonata divenne presto il terreno di elezione per le trasformazioni stilistiche in atto a partire dagli anni trenta del Settecento. La grande varietà di tipi esistenti, poi sintetizzati in un unico modello operativo, testimonia l'eccezionale vitalità della forma nel suo periodo aureo. Essa fu il veicolo principale della costante crescita di consenso e successo (anche commerciale) della musica strumentale fino alla sua teorizzata supremazia nella prima estetica romantica. Scrive Charles Rosen:
-La struttura della Forma-sonata viene solitamente definita come bitematica tripartita. La tripartizione comprende la sezione di Esposizione (a volte preceduta da una Introduzione), quella di Sviluppo e infine la Ripresa (a volte seguita da una Coda). Lo schema riassuntivo (incluse le ulteriori suddivisioni all'interno delle sezioni) si presenta così:
Introduzione (eventuale)
Esposizione:
-Primo gruppo tematico
-Ponte modulante
-Secondo gruppo tematico
-Codette
Sviluppo:
-Sviluppo vero e proprio
-Riconduzione
Ripresa:
-Primo gruppo tematico
-Ponte modulante (modificato)
-Secondo gruppo tematico (modificato)
-Codette (modificate)
Coda (eventuale)
FORMA TRIPARTITA:
La forma tripartita è la più classica delle forme musicali. Si basa sullo schema A-B-A, in cui al primo tema segue il secondo e quindi la ripresa del primo. È detta anche forma "col da capo".
A questa forma si rifà il minuetto, danza bitematica e tripartita, che fu introdotta da Jean-Baptiste Lully maestro di corte di Luigi XIV.
Altra forma molto usata nelle composizioni classiche è il rondò, che si basa sul ritornello che si alterna a vari altri temi.
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